Tutti noi abbiamo le nostre idee su Yoga e meditazione, ma questi due termini non possono essere mai separati fra loro: Yoga e meditazione significano la stessa cosa, in quanto conducono il praticante verso una medesima esperienza. Ed è in questo contesto che sia Yoga sia meditazione diventano degli strumenti pratici attraverso i quali si può cogliere e sperimentare in modo più vero e più profondo la propria natura interiore.
Generalmente lo Yoga è sempre stato considerato un insieme di pratiche fisiche e la meditazione come un insieme di pratiche mentali, ma in realtà gli scopi di Yoga e di meditazione sono quelli di giungere a scoprire ed a conoscere il proprio “Io interiore”, quello con la “I maiuscola”, l’Io che si manifesta nel mondo esterno come personalità, mente, corpo e natura, e l’Io che esiste nella dimensione più profonda come una manifestazione di pura energia e di pura coscienza.
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Quale ruolo possono giocare Yoga e meditazione nella nostra vita?
Essi ci fanno sentire a nostro agio e felici di praticare nonostante i problemi quotidiani, e rappresentano dei metodi che ci portano a conseguire un vero cambiamento nella nostra normale percezione. È proprio da questa angolatura che dobbiamo vedere Yoga e meditazione, perché noi viviamo ed esprimiamo ogni giorno la nostra natura nel mondo manifesto, ma abbiamo dentro di noi tutte quelle potenzialità che ci permettono di estendere la nostra percezione verso l’infinito.
Ricordo a questo proposito, per mia personale esperienza, che la meditazione è “qualcosa che accade sempre in modo inaspettato” quando si perviene ad uno stato mentale di “quiete, di silenzio e di completa assenza di pensieri”. Gli sforzi compiuti nell’affrontare le tecniche di meditazione possono creare situazioni in cui si genera un discreto “vuoto mentale”, non si fa “nulla”, e si ottiene “il silenzio interiore”, e proprio in quel preciso istante la meditazione “può accadere”.
La meditazione sempre “accade”, “ora e adesso”, ma solitamente noi la perdiamo, ci sfugge e scappa via, perché siamo sempre occupati con qualcos’altro, ma quando pratichiamo Hatha Yoga con asana, pranayama, bhandha e mudra, ci rilassiamo e ci distacchiamo dalle consuete occupazioni mentali, ed allora possiamo diventare consapevoli di uno stato di “non esistenza” e di “nulla”, e proprio in quel momento la meditazione “può accadere”.
Esistono molte tecniche di meditazione e con la loro pratica assidua si può anche trovare una tecnica personale se si intraprende la ricerca di “una via priva di attaccamento ai risultati”; occorre lasciare andare e venire le cose, vederle come esse sono in realtà e non come vengono percepite dalla nostra mente, e durante questo cammino verrà un giorno qualunque nel quale la meditazione “potrà accadere”. La mente infatti è molto instabile ed è soggetta a sofferenze e ad inefficienze, allo stress o più semplicemente ai problemi che quotidianamente la affliggono, ma anche uno sforzo di meditazione di breve durata ci rafforzerà, ci calmerà e purificherà la nostra mente, generando così un’energia sufficiente per far fronte alle complesse vicissitudini della vita stessa.
La meditazione libera la persona dalle sue preoccupazioni. È quasi impossibile spiegare uno stato meditativo, perché esso va oltre la mente stessa. La definizione accettata di mente è quella di “una raccolta di pensieri”, e dove non ci sono pensieri c’è uno stato di meditazione. La sola via per comprendere realmente è sempre attraverso l’esperienza personale.
Quindi, quale ruolo Yoga e meditazione possono giocare nella nostra vita? Essi possono farci sentire a nostro agio, più felici ed in armonia con le nostre insofferenze, ma possono anche contribuire a cambiare la nostra natura ed estendere la nostra capacità sensoriale verso l’infinito.
Yoga e meditazione rappresentano perciò i mezzi ed i metodi che ci portano verso un cambiamento nella nostra normale percezione: è da questa angolatura che dobbiamo vederli, perché noi viviamo ed esprimiamo la nostra natura nel mondo manifesto.
Quindi, lo scopo finale dello Yoga e della meditazione, sia che si chiami dhyana, samadhi, o nirvana, rappresenta il conseguimento di una diversa dimensione della nostra percezione e di uno stato dell’essere che va ben oltre la nostra personalità manifesta.
Le qualità necessarie
Negli Yoga Sutra di Patanjali c’è un verso che descrive il processo di meditazione: “La pratica diventa saldamente fondata, se continuata per molto tempo, con reverenza e senza interruzione” (Samadhi pada: verso 14). Questo è il verso principale che deve essere insegnato ad ogni vero praticante di Yoga.
Tre qualità sono necessarie per il soddisfacimento di ogni pratica yogica, sia essa spirituale o materiale.
La prima è fede e convinzione, e questo è un principio che si applica anche nella pratica meditativa; ci deve essere fede e convinzione che “sì, attraverso la mia pratica raggiungerò l’obiettivo”, ed è irrilevante se ci vuole molto tempo o ce ne vuole poco.
Continuità e regolarità sono il secondo aspetto. Quando sentite di poter soddisfare il vostro bisogno con una particolare tecnica meditativa, allora cercate di diventare regolari nella sua pratica e durante il periodo di pratica regolare, cercate anche di ignorare qualunque distrazione si faccia avanti.
La pratica compiuta per un lungo periodo è il terzo aspetto che deve essere soddisfatto. Nella consapevolezza esterna la mente segue i sensi, ma quando siamo interiorizzati con i sensi che seguono la mente, allora il fattore tempo non è più importante. Quindi si deve essere impegnati nella pratica di meditazione senza alcuna impazienza ed alcuna attesa di conseguimento entro un determinato periodo.