“Si può conoscere di più un bambino in un’ora di gioco
che in un anno di conversazione”
Platone
Cos’è Yogamotricità
Yogamotricità nasce dall’incontro tra neuropsicomotricità e Yoga per bambini. Un genitore che decide di iscrivere il/la proprio/a bambino/a si chiederà, nella pratica, cosa facciamo. Giochiamo.
Il gioco è l’aspetto dominante della vita del bambino. È proprio attraverso il gioco che egli si impadronisce di competenze specifiche: capacità di pensiero e linguaggio, abilità motorie, competenze relazionali, rispetto di sé, dell’altro e degli oggetti. Sempre il gioco, rappresenta uno strumento privilegiato per stabilire una relazione con il bambino e accedere al suo mondo interiore. Non solo, il modo in cui il bambino organizza il suo gioco permette di ricavare informazioni su competenze come attenzione, memoria, capacità di risolvere problemi.
Il gioco dello Yoga
Il “gioco dello Yoga”, come lo chiamano i bambini, non è il gioco che si fa al parco o a casa; ci sono delle differenze sostanziali. Yogamotricità prevede innanzitutto di accogliere insieme la dimensione psichica e corporea nel processo di crescita. Ogni ciclo di incontri prevede un tema principale, un obiettivo generale ed obiettivi specifici, una ritualità negli incontri che genera sicurezza nei bambini.
Gli incontri iniziano appositamente tutti allo stesso modo, perché ritrovare di volta in volta dei piccoli rituali genera sicurezza: ci salutiamo, accendiamo una piccola luce e ricordiamo poche e semplici regole. Svegliamo il corpo come se fosse un grande sole: nomino tutte le parti del corpo e dopo pochi incontri sono i bambini stessi a proporre i movimenti delle dita, delle gambe, della testa, delle braccia e della pancia (quest’ultima piace sempre molto).
Una volta svegliato il corpo, si parte con l’obiettivo della giornata (es. con il gruppo piccoli incontriamo di volta in volta un animale diverso del quale imitiamo i movimenti e non solo). Il bello di yogamotricità è che non stiamo nel movimento, ma facciamo del movimento un gioco perché come dicevo all’inizio, giochiamo. In questa fase dell’incontro si sprigionano la fantasia e la creatività nella costruzione del gioco, collaboriamo per uno scopo comune e allo stesso tempo cerchiamo di porre attenzione all’altro e rispettarlo.
Dopo la fase di carica segue sempre il gioco del respiro, per abbassare un po’ i toni e prepararci alla fase di rilassamento con il racconto di una brevissima storia nella quale cerco di ripercorrere quello che è successo durante l’incontro.
Come si svolge l’incontro
- Ci salutiamo
- Un bambino (a turno lo fanno tutti) accende la candela: lo Yoga accende una luce che rimane accesa per tutto il tempo dell’incontro.
- Svegliamo il corpo
- Ciascun bambino trova sul suo posto una piuma: chiedo loro chi vola? Chi può aver perso delle piume? Oggi il gioco del respiro lo facciamo soffiando in aria le piume. Qualcuno diventa un indiano e allora giochiamo agli indiani. Cerco di seguire sempre le loro proposte.
- Obiettivo: consapevolezza dello schema corporeo. Cosa mi serve per volare? La creatività dei bambini porta alla creazione di un gioco tra aerei che hanno bisogno di carburante (crema mani), grandi ali per volare (braccia) ma anche ruote per atterrare (gambe e piedi). Gli aerei cadono e si rompono in punti diversi: questo mi permette di “aggiustarli” facendo percepire loro la forza delle braccia, ma anche del busto, della schiena, dei piedi. La corsa tra aerei prevede anche la creazione di diverse piste d’atterraggio. Tornano da me quando cadono e si rompono per essere aggiustati: io sono lì per questo, nel senso più ampio e simbolico della questione e loro “si rompono” molto spesso: gli piace molto sentire il loro corpo che può tornare a correre dopo il mio “tocco” o il contenimento di un abbraccio che ristora.
- Avendo già fatto il gioco del respiro non lo ripropongo, racconto la storia di un aereo ballerino.
- Ci salutiamo e un altro bambino spegne la candela.
Sebbene la struttura degli incontri sia sempre la stessa, l’obiettivo è sempre diverso ed è la fantasia del gioco dei bambini che ci permette di cercare di raggiungerlo. Durante la fase di carica danno libero sfogo alla loro creatività e quella di scarica permette di prepararci al rilassamento. Spesso in quest’ultima fase ricorro all’utilizzo dell’acqua o della crema per il massaggio ai piedi.
Tutti i gruppi sono diversi e non è sempre immediato il raggiungimento di un equilibrio, qualche volta gli incontri possono rivelarsi faticosi all’inizio poiché si tratta pur sempre di bambini piccoli, ma anche questi ci servono per conoscerci, capirci ed aiutarci a stare bene tutti insieme.
Spero di essere riuscita con queste poche righe a farvi entrare un pochino nel nostro mondo, non troppo, perché ritengo sia fondamentale che i bambini abbiano uno spazio tutto loro in cui esprimersi e possano raccontare solo quello che vogliono!