Il suono esiste nello spazio come lunghezza d’onda e si muove nel tempo come frequenza.
La musica e la voce come fenomeno sonoro nascono prima del linguaggio. Gli uomini primitivi per descrivere eventi atmosferici, fenomeni naturali od esperienze utilizzavano i suoni della voce modulando ed usando gli elementi dell’intensità, del timbro e dell’altezza dei suoni. Un elemento che è imprescindibile dalle prime esperienze musicali è il gesto. La musica nasce assieme al corpo, la musica ed il corpo divengono quindi simbolo. Gli elementi dinamici, emotivi e timbrici sono i primi ad evolversi. Si descrive l’oggetto senza avere l’oggetto. La musica è quindi un’evoluzione comunitaria.
L’evoluzione ha portato lo sviluppo delle aree del linguaggio e delle aree deputate allo sviluppo del riconoscimento della melodia.
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Le funzioni della voce
In questo processo evolutivo la laringe si è abbassata permettendo alla voce di articolare un numero maggiore di suoni e frequenze, lasciando così lo spazio faringeo, al contrario della maggior parte delle specie animali. Nel neonato la laringe si trova circa all’altezza della terza vertebra cervicale fino ad abbassarsi alla settima verso il 14 anno di età. Quindi oltre alla funzione primaria di chiusura delle corde vocali per protezione delle vie aeree e quindi per la sopravvivenza, c’è la ricchezza funzionale nella modulazione della chiusura delle corde vocali che non ha riscontri nella funzione primaria di sopravvivenza ma è un indizio di una funzione più evoluta al servizio della fonazione.
Lo studio della laringe parte da diversi filoni tra cui il “metodo funzionale della voce”, che venne sviluppato da un medico e cantante, Gisela Romert, alla fine degli anni 80. Da studi anatomici e fisiologici arriva alla conclusione che la voce trasporta l’intero campo delle emozioni, ha possibilità di miglioramento illimitate, è spirituale e terapeutica. Il suono della voce è il confine tra il materiale e l’immateriale, tra fisico e metafisico.
Il canto dipende da un sistema di auto-organizzazione con fasi di destabilizzazione dall’interno.
Da dove proviene il canto e verso quale direzione può evolvere?
Il canto viene dalla necessità di una maggiore connessione con sé, dal desiderio di uscire dall’ipnosi delle forme pensiero per aderire ad un contenuto più autentico di noi stessi.
Scuotere l’ombra, scuotere il non fatto o il fatto troppo in fretta, per dissolvere le tensioni corporee le quali incapsulano la storia delle nostre esperienze di vita.
Si può iniziare con un canto libero vissuto come rituale puro.
Esplorando una dimensione più storico metafisica, secondo Aristotele ed Euclide, tutti i corpi in movimenti producono suoni, la cui altezza varia secondo la loro velocità. Roteando gli astri producono un’armonia celeste che è possibile percepire.
La corrispondenza tra melodie e realtà metafisiche si collega al campo delle speculazioni neoplatoniche. Ad esempio Marsilio Ficino ( 1459 ) praticava una Teurgia per richiamare il divino o una sua qualità, cantando e suonando sul violino melodie che corrispondevano all’ethos di pianeti ed astri.
Nell’immenso mondo della voce e dell culture che ne hanno fatto uso una citazione va fatta rispetto alla disciplina del Nada Yoga. Secondo la mitologia indiana, l’origine degli Swara, le note, è da cercarsi nei suoni prodotti dagli animali e dagli uccelli: ad esempio la prima nota, Sa è Shadja, suono del pavone all’apice dell’estasi mentre Re, Rishabha, è il verso della mucca che chiama il suo vitello.
Il termine Swara si fa originare da Sva, il Sè, e Ra, risplendere, venendo a significare ciò che risplende da sé.
Lasciamo quindi che attraverso la voce ciò che risplende da sé possa manifestarsi nelle nostre vite. E come diceva Shivananda: “Seguendo le orme dell’Om troverai Brahma”