“Yogaścittavr̥ttinirodhaḥ“
Cos’è lo Yoga?
Lo yoga è una pratica fisica, mentale e spirituale che ha avuto origine nell’India antica ed è stata codificata e sistematizzata per la prima volta dal saggio Patanjali negli Yoga Sūtra intorno al 400 a.c..
Questa disciplina prima di trovare la sua forma canonica in un testo scritto, era stata trasmessa da guru a discepolo per secoli, fino a diventare, ai giorni nostri, un’attività estremamente diffusa in tutto l’occidente.
La parola Yoga
La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita yuj, che significa “giogo” o “unire”. Il percorso dello Yoga mira a creare “l’unione” tra corpo, mente e spirito, nonché tra il sé individuale e la coscienza universale.
Lo Yoga, nel suo senso più generale e nonostante le diverse correnti e interpretazioni, è praticato da migliaia di anni come una via soteriologica che ha come obiettivo finale, la fine della sofferenza individuale.
Il metodo
Yoga, però, significa anche metodo, ed è da questa definizione che Scuola AYAT ® diffonde lo studio di questa scienza millenaria.
Infatti, lo Yoga non può solamente essere compreso, studiato, capito. Deve, innanzitutto, essere praticato. Il sadhaka (praticante) solo attraverso l’esperienza diretta dello Yoga potrà arrivare alla sua comprensione profonda e interiorizzata.
L’asthanga yoga
Gli Yoga Sūtra di Patanjali forniscono le basi tradizionali dello yoga, in cui è delineato un ottuplice percorso conosciuto con il termine Asthanga Yoga, “Otto membra dello Yoga”.
L’Asthanga Yoga è quindi un percorso progressivo, olistico e integrato per sviluppare nel praticante le doti dell’ascolto, dell’autodisciplina, dell’integrità e della trascendenza.
1. Yama – restrizioni
Gli yama sono 5 regole etiche e morali, 5 “astinenze” che cercano di limitare atteggiamenti dannosi e distruttivi nel praticante e nelle sue relazioni con il prossimo.
2. Niyama – osservanze
I niyama, invece, sono virtù e comportamenti dell’individuo che modificano positivamente lo stile di vita del sadhaka e sottolineano la qualità della relazione che intrattiene con se stesso e gli altri.
3. Asana – posture
Il termine asana deriva dalla radice asan che significa sedersi e si riferisce alle posture dello Yoga che racchiudono non solo il mero esercizio fisico ma la capacità di incarnare attitudini fisiche e mentali che si sviluppano con il tempo e che creano l’interconnessione di tutti i sistemi del corpo.
4. Pranayama – controllo del respiro
Il controllo del respiro nella pratica Yoga è uno degli elementi caratterizzanti del metodo delle otto membra. Infatti, regolare l’attività del respiro corrisponde alla regolazione dell’attività mentale e viceversa.
5. Pratihara – controllo dei sensi
Questa parola indica l’abilità di portare “all’interno” gli organi di senso. In pratihara gli indriya (organi di senso), perdono volontariamente l’abilità di fare esperienza del mondo esterno, limitando e controllando quasi completamente le distrazioni che possono interferire con le pratiche di dharana e dhyana.
6. Dharana – concentrazione
La concentrazione nel percorso dello Yoga è definita come la capacità di restringere la sfera di attenzione del praticante ad una periferia concettuale limitata.
7. Dhyana – meditazione
Quando, da questa periferia concettuale limitata, l’attenzione discriminata del praticante si stabilizza su un unico punto si realizza lo stato di dhyana, la meditazione. Un ininterrotto flusso di coscienza.
8. Samadhi – unione/liberazione
Il perfezionamento della meditazione scaturisce nella realizzazione del samadhi, uno stato trascendende dove si dissolve la natura intellettuale della mente e rimane solo l’esperienza, la completa fusione, l’unione tra soggetto, oggetto e processo della meditazione.
Om Shanti Shanti Shanti